Disuguaglianza, il potere al servizio di pochi

Oxfam (Oxford Committee for Famine Relief) è una confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo.

Nel Gennaio 2024 Oxfam Italia ha pubblicato un rapporto intitolato: “Disuguaglianza, il potere al servizio di pochi” dove si evidenzia l’elevata e la crescente disuguaglianza di benessere in sempre più paesi, tra cui l’Italia. 

Nell’incipit del documento informativo i dati riportano questo: 

La ricchezza dei cinque miliardari più ricchi al mondo è più che raddoppiata, in termini reali, dall’inizio di questo decennio, mentre la ricchezza del 60% più povero dell’umanità non ha registrato alcuna crescita.  In Italia, a fine 2022, l’1% più ricco era titolare di un patrimonio 84 volte superiore a quello detenuto dal 20% più povero della popolazione, la cui quota di ricchezza nazionale si è dimezzata in un anno. 

Oggi, agli inizi del 2024, il vero pericolo è che questa incredibile divaricazione diventi la normalità. Il potere economico, la sua estrema concentrazione e le rendite di posizione associate favoriscono l’accumulazione di enormi fortune nelle mani di pochi e generano ampi divari nella società. Il potere politico e l’uso che ne viene fatto costituiscono una leva potentissima per contrastare o al contrario alimentare le disuguaglianze. Siamo davanti a un bivio: tra un’era di incontrollata supremazia oligarchica o un’era in cui il potere pubblico riacquista centralità promuovendo società più eque e coese ed un’economia più giusta ed inclusiva.”   

Secondo Oxfam, questa situazione è il risultato di scelte (o, talvolta, non-scelte) della politica che negli ultimi decenni hanno prodotto profondi mutamenti nella distribuzione di risorse, dotazioni, opportunità e potere tra gli individui. 

Perchè è aumentata la disuguaglianza?

Il primo aspetto affrontato è stato la dimensione economica del potere, la cui accresciuta concentrazione – sospinta dal rilassamento delle politiche di tutela della concorrenza e “agevolata” dalla finanziarizzazione dell’economia e dalla sempre più marcata presenza del settore privato nella sfera pubblica – ha incrementato le rendite di posizione, indebolito il potere contrattuale dei lavoratori, soprattutto quelli meno qualificati, e prodotto forti sperequazioni nei premi distribuiti dai mercati. Una redistribuzione alla “rovescia”, con un trasferimento di risorse da lavoratori e consumatori a titolari e manager di grandi imprese monopolistiche con conseguente accumulazione di enormi fortune nelle mani di pochi. 

Altro aspetto che ha causato l’aumento delle disuguaglianze sarebbe il ruolo del potere politico che da tempo si interessa sempre meno di questioni rilevanti per il benessere economico dei meno abbienti, su tematiche quali:

  •  la progressività delle imposte
  • il controllo degli affitti
  • percorsi efficaci di inclusione lavorativa e sociale
  • il contrasto ai vantaggi ingiustificati

La sempre maggiore consapevolezza per gli effetti dannosi di livelli elevati di disuguaglianza non è però accompagnata da azioni concrete di contrasto alle disparità che sia decisa ed efficace. Secondo Oxfam, anche in Italia l’azione di governo si mostra profondamente disattenta all’intricato sistema di divari in cui è coinvolta la nostra società, rischiando quindi di esacerbare il problema in un periodo in cui – al crocevia di crisi multiple e sovrapposte – l’area della vulnerabilità è destinata verosimilmente ad ampliarsi.  

I numeri della disuguaglianza nel mondo dal rapporto Oxfam

  • A livello globale gli uomini detengono una ricchezza superiore di 105.000 miliardi di dollari a quella delle donne (tale differenza è equivalente a 4 volte la dimensione dell’economia statunitense) 
  • Per una donna che lavora nella sanità o nel sociale ci vogliono 1.200 anni per guadagnare quanto in un anno percepisce, in media, l’amministratore delegato di una delle 100 imprese più grandi secondo la lista della rivista Fortune
  • Sette tra le dieci più grandi multinazionali al mondo hanno un amministratore delegato miliardario o un miliardario tra i propri azionisti di riferimento
  • 148 tra le più grandi società al mondo (di cui si dispongono i dati) hanno realizzato profitti per circa 1.800 miliardi di dollari in 12 mesi fino a giugno 2023, registrando  un incremento del 52,5% rispetto al profitto medio nel quadriennio 2018-2021
  • Tra luglio 2022 e giugno 2023, per ogni 100 dollari di profitto generati da 96 tra le imprese più grandi al mondo 82 dollari sono fluiti agli azionisti sotto forma di dividendi o buyback azionari
  • Per quasi 800 milioni di lavoratori occupati in 52 Paesi i salari non hanno tenuto il passo dell’inflazione. Il relativo monte salari ha visto un calo in termini reali di 1.500 miliardi di dollari nel biennio 2021-2022, una perdita equivalente a quasi uno  stipendio mensile (25 giorni) per ciascun lavoratore
  •  4,8 miliardi di persone hanno tenuto a stento il passo con l’inflazione

In tutto il mondo il costo della vita è aumentato considerevolmente, i salari non sono sufficienti per arrivare a fine mese e la prospettiva futura non tende al miglioramento. 

I governi si trovano in grandi difficoltà finanziarie di fronte al crescente debito e agli aumenti dei costi di importazione di carburante, cibo e medicinali. I paesi a basso e medio-basso reddito saranno invece costretti a pagare quasi mezzo miliardo di dollari al giorno per il servizio del proprio debito da qui al 2029, apportando necessariamente tagli draconiani alla spesa pubblica per poter ripagare i propri creditori.

I numeri della ricchezza secondo il rapporto Oxfam

Parallelamente all’aumento della povertà,  i miliardari hanno visto invece crescere in tre anni il valore dei propri patrimoni di 3.300 miliardi di dollari in termini reali (un aumento del 34% rispetto all’inizio di questo decennio) e il numero dei milionari crescerà del 44% da qui al 2027.

Questa ricchezza è concentrata prevalentemente nel Nord globale, dove vive soltanto il 21% dell’umanità e dove è localizzato il 69% della ricchezza netta privata ed il 74% della ricchezza miliardaria globale.

Chi vede in crescita la propria ricchezza in questo periodo di crisi sono le grandi multinazionali. Complessivamente 148 tra le più grandi società al mondo (di cui si dispongono i dati) hanno realizzato profitti per circa 1.800 miliardi di dollari in 12 mesi fino a giugno 2023, con un incremento del 52,5% rispetto al profitto medio del quadriennio 2018-2021.

Tra queste, ad aver riportato i risultati più elevati nei 12 mesi intercorsi tra luglio 2022 e giugno 2023 sono stati:

  • 14 compagnie petrolifere e del gas i cui profitti sono aumentati del 278% rispetto alla media del periodo 2018-2021 (realizzando profitti in eccesso per 144 miliardi di dollari nel 2022 e 190 miliardi di dollari nel 2023)
  • 2 marchi di lusso i cui profitti hanno visto un incremento del 120% rispetto alla media del periodo 2018-2021 (8,5 miliardi e 9,9 miliardi di dollari di extraprofitti rispettivamente nel 2022 e nel 2023)
  • 22 società del settore finanziario che hanno aumentato i propri profitti del 32% rispetto alla media del periodo 2018-2021 (realizzando profitti in eccesso per 36 miliardi di dollari nel 2023)
  • 11 aziende farmaceutiche che hanno aumentato i propri profitti di quasi il 32% nel 2022 rispetto alla media del periodo 2018-2021 ( registrando profitti in eccesso per 41,3 miliardi di dollari nel 2022)

Il potere economico, la sua estrema concentrazione e le rendite di posizione associate favoriscono l’accumulazione di enormi fortune nelle mani di pochi e amplificano i divari economici. Sulla base dei dati di Wealth X si stima che l’1% più ricco al mondo, sotto il profilo patrimoniale, possieda attualmente il 59% dei titoli finanziari a livello globale e nel 2022 i 50 miliardari statunitensi più ricchi detenevano il 75% della propria ricchezza in azioni delle società da loro guidate.

Ad esempio Mark Zuckerberg (fondatore, presidente e amministratore delegato di Meta) detiene il 95% della sua ricchezza in azioni della società. Jeff Bezos (prima amministratore delegato e oggi presidente del consiglio di amministrazione e azionista di riferimento di Amazon) detiene l’83% della sua ricchezza in azioni del colosso delle vendite online. 

Secondo Oxfam viviamo in un’era di immenso potere monopolistico che consente alle grandi corporation di controllare i mercati, stabilire le regole del gioco e godere di rendite di posizione senza timore di perdere il giro d’affari. Un potere con molteplici impatti sulle nostre vite: determina le retribuzioni che percepiamo, il cibo che possiamo permetterci e i farmaci a cui possiamo accedere.

Come il potere economico genera disuguaglianza secondo il rapporto Oxfam

  1. ricompensando la ricchezza, non il lavoro
  2. eludendo gli obblighi fiscali
  3. beneficiando della privatizzazione dei servizi pubblici
  4. alimentando la crisi climatica 

Quali possibilità per l’uguaglianza secondo il rapporto Oxfam

  1. Misure di contrasto alla povertà a vocazione universale 
  2. Misure in materia fiscale per una maggiore equità del sistema impositivo
  3. Misure per contrastare il lavoro povero e promuovere un lavoro dignitoso per tutti 

L’agenda dei paesi dovrebbe essere orientata a promuovere economie più inclusive e società più dinamiche e coese, a favorire la partecipazione piena e attiva dei cittadini alla vita economica e politica del Paese, mettendoli in condizione, con le parole del Premio Nobel per l’Economia Amartya Sen, di “fare ed essere ciò cui aspirano nella propria vita”.      

Il rapporto completo è visionabile qui > www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2024/01/Rapporto-OXFAM-Disuguaglianza_il-potere-al-servizio-di-pochi_15_1_2024.pdf

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