IL MARMO E’ UNA RISORSA IRRIPETIBILE. SERVONO NUOVI PARAMETRI DI SOSTENIBILITA’ PER UNA TRANSIZIONE. Comunicato stampa del C.I.P.I.T. (comitato indipendente per la trasparenza, l’informazione e la partecipazione)

Parlare di ostilità verso il mondo del marmo, come fa Cosmave è una forma di vittimismo che in realtà persegue il fine di una narrazione di parte che non è più né credibile e tantomeno sostenibile. A dichiararlo è Rosario Brillante Presidente del Comitato Indipendente per la Trasparenza, l’Informazione e la Partecipazione di Seravezza – Cipit.“ E’ proprio perché valutiamo il settore nel suo assieme – come ci invitano a fare – che riteniamo fuorviante il ragionamento che viene proposto. Si tratta di  una rinnovata versione della inesistente filiera.” 

E infatti è proprio sulle ricadute sul territorio, in termini di occupazione e ricchezza distribuita, dalle attività estrattive sulle apuane che nel dibattito a distanza tra Cosmave e Cipit si riscontrano le maggiori differenze. “ Nel ragionamento degli industriali – prosegue Brillante –  si occulta un punto fondamentale: lo squilibrio tra quantità estratte, che comportano note  e numerose infrazioni sanate con quattro spiccioli e irreparabili distribuzione ambientali rispetto alle quantità effettivamente portate in zona a prodotto finito. Tra le pieghe di questo ragionamento di valorizzazione dei semilavorati si nasconde in realtà la pratica, commerciale  non quantificata e neppure quantificabile, della vendita all’estero di blocchi grezzi. Ma non  solo: con l’accordo che Cosmave ha di recente fatto con Keracoll si annuncia la volontà di polverizzare le apuane anche sul versante versiliese come già viene fatto a Carrara per la produzione dell’additivo E 170 che viene prodotto proprio macinando le montagne.

In pochi sanno che a tavola mangiamo e poi ci laviamo i denti con le nostre montagne, ma è scritto sulle etichette dei prodotti. E 170, carbonato di calcio da pietra calcarea macinata, al costo di 9 euro a kg, viene utilizzato in numerosi prodotti alimentari, per la realizzazione di dentifrici; per ottenere l’effetto opacizzante della pelle, in agricoltura per correggere il PH di un terreno troppo acido, e persino come repellente contro le formiche, oltre che come addensante e colorante nelle vernici.

Noi ci opponiamo non al settore del marmo ma a ciò che questo è diventato in ragioni di pratiche commerciali che levano valore a questo materiale unico e non riproducibile producendo profitti a scapito del territorio. Nelle cave – sia chiaro – si scava, e non si coltiva un bel niente come vorrebbero farci credere con l’uso della desueta definizione.”  Nella nota del Cipit infine viene precisato il loro orientamento sul futuro del settore.

Secondo il Presidente Brillante “ è necessario arrivare al superamento della generica definizione di “filiera locale”, mai realizzata e divenuta ormai un alibi, a favore delle produzioni lapidee con alto e dimostrabile valore aggiunto e con significativi livelli occupazionali. Il tutto a favore di un nuovo modello economico e commerciale fondato sulla valorizzazione dell’unicità̀ mondiale dei marmi apuani e sulla trasformazione in zona di tutto il materiale estratto in prodotto finito, incluso le realizzazioni artistiche che non siamo noi a sbandierare ma gli industriali per giustificare tutto il resto della lore realtà economica. Non siamo più nel glorioso 500 invocato.” A parere del Cipit quello da loro proposto al confronto “è un modello che escluda pertanto produzioni destinate all’edilizia povera, alla chimica o ad altri settori industriali  e che non sia fondato sulla vendita dei blocchi grezzi o sulla semplice segagione e lucidatura delle lastre, economicamente cosa ben diversa dal dare il giusto valore aggiunto ai materiali sottratti dai nostri monti.” 

Brillante conclude sottolineando che a suo parere “tutto ciò potrà portare alla non più̀ rinunciabile riduzione delle quantità̀ estraibili senza alcun danneggiamento al settore lapideo, bensì ad un suo profondo  miglioramento e ad un irrinunciabile trasformazione economica, commerciale, ambientale. In alternativa le imprese, la loro occupazione delle montagne con la complicità dei comuni e le loro sottili ma inarrestabili battaglie condotte con prestigiosi studi legali per avanzare nella loro politica di conquista e aggiustamento a proprio favore di norme, prescrizioni e atti amministrativi, con ad esempio il già debole Piano di Programmazione del Parco delle Apuane, porterà ad un acuirsi dello scontro sociale. Ne vale la pena? Ci riflettano. Noi siano disponibili a discuterne”.   

C.I.P.I.T. ( Comitato Indipendente per la Trasparenza, l’Informazione e la Partecipazione)

Il Presidente- Rosario Brillante

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