INTERVISTA AL DOTTOR RICCARDO DOMENICI SULLE MALATTIE GRAVI E LE CONSEGUENZE ALL’INTERNO DELLA FAMIGLIA

La malattia grave quali conseguenze comporta nello stile di vita e nelle famiglie? Ne parliamo con lo psicoterapeuta Dottor Riccardo Domenici

La malattia oncologica, dal punto di vista psicologico, diventa il disturbo non solo di chi ne viene colpito ma anche di tutto il suo nucleo familiare. E’ un trauma non solo fisico ma anche psicologico, sociale e spirituale che va ad incidere sulla quotidianità di ogni componente della famiglia.

Quali sono le reazioni di fronte ad un disagio del genere?

Di fronte ad un evento così tragico ogni familiare reagisce con la propria emotività e mette in gioco le risorse di cui dispone per metabolizzare ed affrontare la malattia. Sin da quando iniziano gli esami per una corretta diagnosi oncologica il paziente e la sua famiglia vivono una situazione particolare dove incombe la precarietà e l’attesa. Tutto ciò che prima era preminente perde di significato. Tutti si concentrano solo sul presente in un clima di ansietà e di ricerca esasperante del tempo perduto.

Ma che succede nella vita quotidiana?

La quotidianità assume aspetti diversi. I gesti e le abitudini di tutti i giorni si perdono o si abbandonano per dare spazio ad altre più attinenti alla nuova situazione. Il cambiamento di “stile di vita” del nucleo familiare incide non solo sulle abitudini di ciascuno ma anche nelle reazioni emotive, psichiche e biologiche dei componenti familiari. I disturbi più frequenti che si possono evidenziare e diagnosticare sono quelli dell’adattamento come l’angoscia, l’ansia e la depressione, oppure le sindromi post traumatiche da stress con maggiore frequenza tra i caregiver e i figli dei pazienti oncologici. I caregiver sono quei familiari che si prendono cura del paziente e lo seguono nel decorso della malattia tenendo anche i contatti con i medici curanti,sono quelli che stanno più a contatto col malato e che meglio di ogni altro vedono e percepiscono la sua sofferenza. I figli piccoli, ma anche gli adolescentie, in certi casi, anche i giovani adulti, vivono la paura e le shock della possibile perdita con grande angoscia. Se poi la figura del caregiver e del figlio, magari un giovane adulto, si fondono la sindrome post traumatica trova un terreno ancora più fertile. In questi casi il cambiamento di “stile di vita” può diventare ancora più drastico.

Ci può fare degli esempi più precisi?

Vi sono esempi di giovani che hanno smesso di studiare o di lavorare, altri hanno chiuso storie consolidate, altri ancora si sono chiusi in casa e non hanno più coltivato amicizie. In alcuni casi vi sono persone, specialmente tra i giovani neo imprenditori, che non sono stati più in grado di seguire le attività che avevano intrapreso magari da poco  e le hanno chiuse a volte con gravi conseguenze economiche. Tutto ciò accade perché gli aspetti della vita che non sono collegati alla malattia e al dolore che stanno vivendo appaiono poco importanti anche quelli che in precedenza avevano un grande significato. Quello che conta è il presente e l’emozione del momento: non è possibile vedere altro, figuriamoci qualcosa che possa in qualche modo distrarci dalla presenza col familiare che sta male e ha bisogno di noi. L’unica responsabilità che si può tollerare è quella legata alla malattia non  altre, anche se per queste si intendono impegni lavorativi o professionali oppure incarichi. “…non ho tempo per pensare a queste cose. Purtroppo devo pensare a cose ben più importanti”. Queste risposte possono essere date con grande frequenza. Reazioni come la precedente sono molto pi diffuse di quello che si pensa, e, quasi sempre sono causate dallo stress post traumatico.

Cosa consiglia di fare in presenza di una malattia oncologica che colpisce un familiare?

E’ consigliabile una psicoterapia per affrontare e superare l’esperienza difficile di cui abbiamo trattato.

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