Perchè la natura fa bene alla salute

Gli studi scientifici che provano i benefici del contatto con la natura per la nostra salute sono ormai tantissimi. Anche senza citare evidenze, chiunque può dire l’effetto di quiete e rilassamento che si prova trascorrendo del tempo a contatto con aree verdi, al mare, in montagna ma anche in un semplice giardino di casa. Non tutti invece sanno quanto – e perchè – la natura può incidere molto sullo stato di salute e di benessere di una persona.

Gli effetti psicofisici positivi riscontrati nel contatto, anche breve, con gli ambienti naturali furono chiariti dal biologo Edward O. Wilson che nel 1984 coniò il termine biophilia con il quale esprimeva:

L’inclinazione intrinseca ad affiliarsi con i sistemi e i processi naturali, in particolare la vita e le caratteristiche della vita dell’ambiente non umano. Questa tendenza è stata codificata biologicamente perché si è rivelata strumentale nel migliorare la forma fisica, emotiva e intellettuale umana durante il lungo corso dell’evoluzione della specie. La dipendenza delle persone dal contatto con la natura riflette la realtà di essersi evolute in un mondo in gran parte naturale, non artificiale o costruito.”

L’uomo, dunque, evolutosi in un paesaggio non urbano e privo di artefatti e tecnologie, avrebbe sviluppato un’innata vicinanza con gli altri esseri viventi perchè radicata nel suo patrimonio genetico e continuamente espressa dalle sue tendenze percettive e comportamentali. 

Uno degli studi di riferimento sulle relazioni tra ambienti naturali e benessere è quello della Stress Recovery Theory  di Roger Ulrich (1983), Professore di architettura presso il Center for Healthcare Building Research presso la Chalmers University of Technology in Svezia, nonché esperto internazionale nella progettazione di ospedali secondo le logiche di biophilic design.

Secondo questa prima teoria, il contatto con la natura o la sola vista di spazi verdi in ambienti chiusi o urbani, produce risultati positivi sotto il profilo psicologico e fisiologico, a partire dalle risposte di attivazione del sistema nervoso para-simpatico passando per l’implementazione delle abilità cognitive e motorie, per giungere più in generale, a determinare cambiamenti nella percezione soggettiva di benessere e salute, favorendo allo stesso tempo lo sviluppo dei legami sociali e della qualità percepita rispetto al territorio.

L’indicatore di stress invece, è quello dell’attivazione del sistema nervoso autonomo (SNA) nella sua componente simpatica (aumento del battito cardiaco, della salivazione, sudorazione, frequenza respiratoria, oltre ad altri numerosi fattori) perchè è ritenuta filogeneticamente deputata alla mobilitazione di tutte le risorse dell’organismo in situazioni di pericolo e di rischio. 

A questo, si affianca l’osservazione del sistema endocrino, perchè presiede alla “comunicazione” tra il sistema nervoso centrale e quello autonomo attraverso la produzione di ormoni (cortisolo, adrenalina) in caso di stress, e che influenzano le funzioni metaboliche oltre a contribuire allo stato di arousal (risveglio) dell’organismo quando risponde a uno stimolo significativo e di intensità variabile, che aumenta lo stato attentivo-cognitivo di vigilanza e di pronta reazione agli stimoli esterni.

In diversi studi Roger Ulrich mise a confronto questi parametri, ritenuti degli indicatori affidabili nell’ambito della ricerca sulle emozioni, la percezione e l’esposizione a diverse tipologie di ambienti naturali da parte dell’uomo.

L’esito di questi studi hanno riportato che, a contatto con la natura, il sistema nervoso parasimpatico si è attivato portando a:

  •  un significativo effetto sul tono dell’umore e la riduzione di sentimenti di paura
  •  una corrispondenza positiva tra l’umore registrato e la presenza di onde alpha rilevata dall’elettroencefalogramma
  • l’applicazione pratica di tali effetti ad un ambiente ospedaliero, dando origine a percorsi, attualmente attivi, di progettazione architettonica in ambito sanitario.

Sempre nel 1984, Science pubblicò lo studio di Ulrich “View through a window may influence recovery from surgery” dove si dimostrò per la prima volta in modo empirico che il contatto, anche solo visivo, con un ambiente naturale produce effetti psicologici positivi (i cosiddetti green effects) come:

  • riduzione dello stress
  • miglioramento dell’attenzione/memoria
  • miglioramento del ragionamento logico
  • miglioramento delle abilità psicomotorie

Nello specifico, i pazienti che godevano di una vista sul verde avevano livelli di stress inferiori, tempi di recupero più brevi e un minor bisogno di antidolorifici.

Recentemente, il Prof. Piero BarbantiResponsabile del Centro diagnosi e terapia della cefalea e del dolore presso l’IRCCS San Raffaele – ha riportato che “studi scientifici accurati hanno dimostrato che stare immersi nel verde incrementa del 56% le cellule “natural killer”, le nostre guardie del corpo biologiche verso le infezioni ma anche verso i tumori. E questo aumento delle cellule immunitarie permane inalterato per sette giorni e, in qualche maniera, anche per un mese”.

Link all’intervista del Prof. Barbanti sui benefici della natura per il nostro organismo > https://www.sanraffaele.it/comunicazione/sanraffaele-tv/256/rai-3-geo-il-rapporto-tra-natura-e-cervello-intervista-al-prof-barbanti

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