CONFERENZA STAMPA DEL PD DI VIAREGGIO SUL TEMA: “Da Viareggio  e dalla Toscana un progetto internazionale per Giacomo Puccini. Le idee e le proposte del Partito Democratico”. Intervento di Niclo Vitelli.

Vorrei innanzitutto ringraziare il Pd per avermi invitato a partecipare a questa conferenza stampa e anche per la proposta che qui stamani viene annunciata della prossima organizzazione di un confronto per rilanciare un Progetto reginale e locale su Giacomo Puccini. Puccini ha legato indissolubilmente la sua attività e la sua vita alla città : prima a Torre del Lago e poi a Viareggio, quando la quiete gli fu guastata dalle attività della torbiera e non gli fu più possibile  lavorare in assoluta mimesi con l’ambiente circostante. Puccini è tra gli artisti più importanti che può vantare l’Italia nel campo musicale e operistico. La sua arte a distanza di quasi cento anni dalla sua morte continua ad essere apprezzata e amata in tutto il mondo. Con il libro Pinocchio le sue creature sono quelle più conosciute e famose a livello internazionale. Non c’è stagione che i grandi come i piccoli Teatri non prevedano nei loro cartelloni un’opera di Puccini.

Perché? Scriveva Leonida Repaci, uno che poi si legò indissolubilmente alla nostra città, sull’Unitàà nel lontano 1924: “….non ci si può sbrigare di Puccini con un semplice frego di penna o con una smorfia di sufficienza. Puccini- proseguiva- è soprattutto un creatore di caratteri musicali ove l’artista si è fatto prendere la mano dal colore ambientale e al grosso gesto del pubblico, attingendo qua e là senza discernimento di mezzi nell’imbastire l’opera con impetuosa sincerità. Dalle sofferenze e dagli spasimi emerge una musica non profonda, non complicata, non stracarica di particolari, di mezzi armonici, di acrobazie tecniche fine a se stessa, ma una musica dolce, semplice, trasparente, ondeggiante tra sentimento e sentimentalismo, tra l’elegia ed il dramma e vi spiegherete il fascino suscitato da Puccini nelle folle mondiali”. Questi giudizi sostanzialmente risultano ancora validi a distanza di quasi cento anni: lo sono proprio a partire dal fascino che Puccini continua ad esercitare in tutto il mondo.

Ci dovremmo chiedere cosa lo Stato italiano prima di tutto, ma qui la Regione e gli Enti Locali Toscani, possono fare nei suoi luoghi più cari e cosa dobbiamo fare noi per costruire un collettore adeguato, una originalità unica e particolare, proprio per quelle folle mondiali che ne sono rapite e affascinate. Tutto il contrario di quello che si sta facendo. Persino per celebrare il Centenario dalla morte, per il quale peraltro si sono messe a disposizione risorse importanti, si è però lasciato e si sta lasciando tutto all’improvvisazione, che ha molto di anti pucciniano: ad un Presidente, incapace di svolgere adeguatamente il suo ruolo e alla cupidigia dei Comuni. La programmazione, il Progetto? Quelle sono parole e concetti alieni.

Pensare ad un grande progetto internazionale infatti non interessa molto alla politica di oggi più propensa ad intascare subito i risultati da spendere per qualche navigazione personale e di piccolo cabotaggio, per qualche iniziativa effimera che brucia come fuoco di paglia e poi muore. Sono quindi molto contento che il Pd abbia sentito l’esigenza di riproporre il tema di un Progetto, di una visione futura e possa organizzare a breve un confronto tra i massimi esperti e studiosi internazionali per ricavarne idee e contributi.

Vorrei partire da una semplice valutazione che negli anni 80 del secolo scorso fece Sylvano Bussotti, caro amico e compagno. Sylvano scriveva allora a fine anni che: “Un progetto per Puccini doveva essere tutto improntato alla sua c reazione e ai collegamenti con un ambiente musicale più ampio, europeo e internazionale. Anche il paesaggio urbano, l’ambiente e la tenuta e la preservazione della sua unitarietà e non di meno di tutti gli atti amministrativi e gestionali…”, avrebbero dovuto ispirarsi a questa idea. Per questo scriveva: “la manifestazione deve “ricercare, nel programma in cui si riproporranno all’ascolto opere sinfoniche di alcuni altri compositori non tutti a lui contemporanei ed anche quello di ridire in successione quel Puccini meno platealmente noto, che si vuole con fermezza praticare la via meno ovvia, in questo più lungimirante dello studio contrapposto alla bottega…. E un programma più vasto e profondo di qualsiasi provvisorio cartello”. Il maestro Lorenzo Ferrero, sempre in quegli anni scriveva “Non si può proporre un programma per titolo Festiva Pucciniano senza approfondire contestualmente le ragioni. Che senso può avere la produzione di un autore come Puccini eseguito nella sua quasi totalità in tutto il mondo con una frequenza che lascia stupiti i lettori di statistiche?… Intanto è fondamentale la ricerca della qualità, da ogni punto di vista: vocale, scenica, nella resa dell’orchestra e del coro, una qualità più viva più sperimentale, che guardi al futuro…”

Nella minuta Bussotti aveva annotato i limiti che avrebbe dovuto avere un Festival Puccini: “…dovrà essere uno strumento rigorosamente critico, qualificarlo può significare soltanto dedicare alla realizzazione del Teatro musicale di Puccini ogni sforzo dialettico al fine di riuscire a realizzare per ciascuna delle sue opere una edizione di riferimento a livello internazionale, sino a costituire un vero e proprio repertorio…” E ancora: “…si deve definire  uno stile, secondo il dettato musicale quanto drammaturgico dei testi originali. Si dovrà affidarne l’interpretazione a chi non soltanto con la voce e/o perizia del proprio mestiere di musicista si metta in mostra e dimostri una viva partecipazione al continuo processo di rinnovamento e di cambiamento cui proprio la musica di Puccini con tanta sorprendente incisività mostra di appartenere… Un Festival non avrebbe oggi—proseguiva Bussotti-alcun serio significato culturale, né tantomeno una ragionevole prospettiva di espansione se non venisse a creare un’organica scia di manifestazioni permanenti che nel corso dell’anno abbraccino sistematicamente tutte le discipline artistiche e solo nel momento in cui l’intera Versilia ne sarà coinvolta impegnando a sua volta la Regione Toscana ad una partecipazione  concreta della massima tenuta…”

Come si vede siamo ben distanti da tutto ciò e le parole sarebbero inutili di fronte ai fatti. La parabola dell’attuale Fondazione sembra immiserirsi ancor più in un tran tran genericamente turistico, avendo perso ormai da tempo quella fisionomia di Festival. Siamo ben distanti dalle impostazioni di Bussotti ma anche da quelle intuizioni di Adone Spadaccini che con il suo Puccineum- teatro e ambiente caratterizzato fondamentalmente dal maestro- ipotizzava di costruire qualcosa di simile a Salisburgo. .

Il territorio, la tipizzazione e la cura del paesaggio…? Basta dare uno sguardo, camminare verso il Belvedere per avere subito la sensazione di trovarsi non nei luoghi di Puccini ma in un villaggio abbandonato, non curato da anni, non seguito, non amato, non rispettato ma anzi vilipeso!

Sulla Passeggiata ci sono i cartelloni con progetti molti dei quali futuribili: le foto che vedete invece sono progetti realizzati e conservati nello stato attuale da oltre otto anni. Questa situazione, per altro, rischia di compromettere visibilità e attrattività del grande lavoro e degli investimenti che sta svolgendo la Fondazione Puccini a Torre del Lago.

La programmazione…? E’ il ricordo di una cosa del passato! L’approfondimento…? La qualità delle esecuzioni…? Basta andare ad uno spettacolo sul lago per avere la distanza tra quello che dovrebbe essere un festival e ciò che invece è attualmente.  Siamo distanti mille miglia, persi in un arida e desolata landa proprio come quella di Manon Lescaut.

L’attività di studio e di ricerca è stata perduta e oggi si trova a Lucca nel Centro Studi Pucciniano diretto dalla dottoressa Biagi Ravenni, al quale studiosi di tutto il mondo si rapportato e dal quale i grandi Teatri e i loro direttori musicali attingono per far scoprire il Puccini che spesso non fa cassetta e rimane come la polvere sotto i tappeti.

Si sta puntando sulla quantità sacrificando la qualità, su registi e spettacoli improvvisati di scarso valore complessivo. Si è deciso di puntare sulle proiezioni mediatiche, sui coup de Theatre, sull’evento fine a se stesso. E dopo decenni non si è ancora provveduto a trovare la soluzione per conservare le scenografie, né ad avere organizzato e funzionante un archivio storico, registico, scenografico, discografico, editoriale, una mediateca interattiva. Così come ci si è chiusi in un ambito meramente municipale rinunciando ad un serio coinvolgimento della città, della Versilia.

Non c’è nessuna idea su come caratterizzare e tutelare l’area del lago e tipicizzarla come si dovrebbe. Si è ben pensato invece a stravolgere il Belvedere con idee bislacche e con progettazioni stili e vegetazione che con Puccini e il suo tempo e la realizzazione di quel piazzale non centrano niente. Però si lasciano di fronte alla villa del Maestro proprietà comunali e del Festival in completo stato di degrado: finestre staccate, erbacce, sfascio e decomposizione. Persino i totem pubblicitari davanti alla Villa o le torri del Teatro scolorite gettano sgomento tra i turisti che raggiungono il lago per visitare i luoghi di Puccini. Una vergogna!

Anche l’incarico dato al maestro Battistelli, al di là delle buone intenzioni e delle indiscutibili capacità professionali, non si  è rivelato decisivo per imprimere quella svolta auspicata: bloccato da una struttura autoriproducentesi, impermeabile ai cambiamenti strutturali e senza poteri adeguati, l’operazione sta producendo dei piccoli mostriciattoli: su un corpo squalificato, mediocre e anonimo di stagioncina lirica banalmente turistica si  è cercato di appiccicare un tentativo, in sé non sbagliato anzi meritevole ed anche necessario, di collegamento alla musica moderna ma senza la definizione di un Progetto Festival e soprattutto senza essere preceduto e accompagnato da un radicale cambiamento e inserito adeguatamente il una programmazione pluriennale.  

Così come oggettivamente crea imbarazzo, ma la dice lunga sulle modalità complessive di rapporto tra la Fondazione e il Comune, la situazione di precarietà degli stessi organismi dell’attuale Fondazione: congelati da tempo e retti da una Presidenza provvisoria o l’assurda estensione degli incarichi al maestro Veronesi, stabilmente da oltre vent’anni a Torre del Lago, prima come Direttore Artistico e poi come Direttore Musicale fino a qual che mese fa, direttore di opere del cartellone ed ora pure Presidente della Fondazione Puccini di Lucca e del Comitato Nazionale per il centenario dalla morte. Ma lo stesso problema dicasi per il Direttore Generale e per l’Ufficio stampa che a differenza delle metodologie vigenti in tutti i maggiori teatri italiani ed internazionali che prevedono rotazioni e ricambi di questi ruoli dopo un certo periodo, qui diventano a vita. Poi ci si chiede perché non si riesce a dare una svolta a venire a capo di una trasformazione e di un progetto nuovo. Ed anche su questo il Pd dovrebbe lavorare con maggiore presenza e attenzione proprio per preparare nel migliore dei modi l’incontro per le idee di progetto che si appresta a organizzare.

Come avevo scritto nel maggio dello scorso anno, e purtroppo i fatti non mi hanno smentito, l’operazione centenario, come è stata e come è gestita non produrrà quella svolta che sarebbe stata auspicabile e necessaria per rimodulare un progetto futuro.

Oggi un serio progetto internazionale non può che avere come base e pilastro principale la Regione ed una sua forte iniziativa e protagonismo che sia di traino e di coordinamento delle varie realtà pubbliche e private della provincia di Lucca. Un progetto che dovrebbe partire da una sinergia coordinata tra le diverse specificità mettendo in collaborazione i punti alti e sensibili delle produzioni: Firenze e il Maggio Fiorentino, le due Fondazioni, il Teatro sul Lago e quello di Tradizione di Lucca, il Centro Studi Pucciniano di Lucca sviluppando le interconnessioni e le interazioni. Attualmente è tutto scollegato, e le relazioni sono rare e fortuite. Non esiste nessuna stabile e proficua collaborazione.

Bisogna ripartire da Sylvano Bussotti, aggiornando le idee del suo progetto di allora con nuovi obiettivi e ricollegando l’attività ed il lavoro dei vari momenti. Per Viareggio un Progetto di questo tipo significa avere un Teatro comunale chiuso cosa che siamo andati perdendo. Il Teatro Politeama è in abbandono, lasciato al degrado progressivo: era il Teatro di Enrico Pea. Il Cinema Teatro Eden sta praticamente precipitando nella stessa sorte: era il Teatro di Ermete Zacconi.

Poi c’ il tema Versilia. Puccini può e deve diventare quello che Mozart è per l’Austria, o Wagner per la Germania o altri musicisti importanti per i loro Paesi: una risorsa visibile, decifrabile e una ragione tra le principali per l’ispirazione di tutte le politiche a partire da quelle culturali ed artistiche per finire a quelle turistico commerciali.

enso che l’idea e la proposta di un momento di riflessione e di confronto di alto livello e propositivo sia oggi più che mai necessaria… direi indispensabile.

Penso che l’idea e la proposta di un momento di riflessione e di confronto di alto livello e propositivo sia oggi più che mai necessaria… direi indispensabile.

Niclo Vitelli

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