Con il popolo israeliano e con il popolo palestinese.

Drammatiche le notizie che ci arrivano dal vicino Medio Oriente.
Centinaia di vittime in Israele per i missili e per i commandos di Hamas in azione. Donne ed uomini rapiti e tenuti come ostaggio dalle milizie di Hamas. In risposta l’ esercito israeliano bombarda nella striscia di Gaza, facendo decine se non centinaia di vittime civili.


Deve essere ferma la condanna nei confronti di Hamas, di questo gruppo terroristico fondamentalista.
Ma è al tempo stesso innegabile che Hamas in questi anni sia cresciuta ed abbia trovato un gran numero di proseliti perché e’ stato completamente abbandonato al suo destino il popolo Palestinese. Senza diritti, senza una Patria, con la striscia di Gaza ridotta ad una enorme prigione a cielo aperto, dove non vi è lavoro, dove cresce la povertà, la disperazione di un popolo. Dove trova terreno fertile l’odio, la violenza, il terrorismo.
Gravi sono le responsabilità dei governi israeliani di destra. Così come sono gravi le responsabilità della comunità internazionale.

Non nascondiamolo, vi sono popoli considerati di serie B. E purtroppo i palestinesi sono tra quelli considerati appunto di serie B. Quante sono le risoluzioni dell’Onu disattese a favore del popolo palestinese? L’occidente, noi compresi, siamo ritenuti non piu credibili, da buona parte del mondo, quando parliamo di diritti umani, di democrazia, di rispetto dei popoli e delle nazioni, proprio perché questi valori li consideriamo giusti e validi solo ad intermittenza, solo per i casi in cui ci fa comodo. A seconda di chi riguardano. Miopia, solo così si può giudicare, per non usare termini più coloriti, la politica dell’occidente verso il Medio Oriente, lasciando completamente marcire la questione palestinese. Solo qualche blanda promessa.

Eppure non occorre essere grandi analisti politici per capire che sempre più quella terra sara’ e diventerà una polveriera pronta ad infiammarsi ed esplodere, come in questi giorni. E noi, Italia, che siamo così geograficamente vicini possiamo continuare a lavarcene le mani? Viene da provare nostalgia non solo per Berlinguer ma per Andreotti, per Craxi che avevano consapevolezza della causa del popolo palestinese e dell’ importanza di una politica verso il Medio Oriente.

Come cresceranno i bambini di oggi nella striscia di Gaza.Quei bambini che vivono nella miseria più nera e che conoscono solo il rumore delle esplosioni delle bombe dell’ esercito israeliano ed il crepitare delle armi tra miliziani di Hamas e soldati israeliani? E nelle periferie del mondo arabo, di fronte ai diritti negati al popolo palestinese è facile immaginare che crescerà la rabbia contro un Occidente che applica due pesi e due misure e che ha cancellato la questione palestinese

Ed in Israele, non cresceranno anche lì i fondamentalismi religiosi, dopo le tante vittime innocenti di questi giorni? Insieme all’ odio verso tutti i palestinesi, allontanando definitivamente ogni prospettiva di pace.
Ed invece da lì bisognerebbe e bisognerà ripartire. Tocca alla comunità internazionale. Toccherebbe all’Italia, alle sue forze politiche che però sembrano troppo prese da guardarsi il proprio ombellico. Eppure sono in gioco, il futuro del medio oriente, dell’ altra parte del Mediterraneo, della Pace stessa.

Quante speranze deluse, da quel giorno della stretta di mano tra Rabin ed Arafat davanti all’allora presidente Clinton.
Per anni, nella federazione del PDS della Versilia ho tenuto appeso nella mia stanza il manifesto con la foto dell’ incontro tra Rabin ed Arafat.
Rabin, proprio per aver ricercato la pace, dopo aver per anni combattuto i palestinesi, per il diritto di Israele ad esistere, venne assassinato da un fanatico estremista israeliano. Dopo che per un lungo periodo la destra israeliana lo aveva insultato, denigrato, accusato di essere un traditore di Israele, perché appunto cercava la pace. Anche Arafat, il leggendario leader dell’ OLP è da anni scomparso. Forse non ebbe la capacità ed il coraggioso di ricercare fino in fondo la strada della pace con Israele.


Ma è innegabile, che se si vuole fermare la guerra, dare un futuro di pace ai popoli israeliano e palestinese, si tratta di ripartire da quegli accordi. Due popoli, due Stati. Sarà un percorso lungo e pieno di ostacoli. Hamas è cresciuta molto nei territori palestinesi, perché oltre ad aver avuto gioco facile nel presentare l’Olp come incapace di garantire una terra al proprio popolo, ha potuto, grazie al sostegno economico della parte più retriva e fondamentalista del mondo arabo, garantire un aiuto economico e sociale a moltissime famiglie palestinesi. E In Israele, grazie alle spregiudicate politiche del premier Netanyahu sono cresciute le forze dell’ estrema destra, arrivando a ricoprire sempre più prestigiosi incarichi di governo.
Sempre meno sopporto, sarà l’età, chi vede il mondo o tutto nero o tutto bianco. Coloro che nei loro interventi presentano una posizione politica, sempre senza nessun se e nessun ma. Ed invece la vita, per fortuna è fatta di tanti se e di tanti ma. Di sfumature, di ricerca di compromessi.

Amos Oz, il grande scrittore israeliano, uomo di pace, tolleranza e dialogo, purtroppo scomparso, aveva scritto ” sono un gran fautore del compromesso. So che questa parola gode di una pessima reputazione nei circoli idealistici d’Europa. Il compromesso è considerato come una mancanza di integrità, di dirittura morale, di consistenza, di onestà. Il compromesso puzza, è disonesto. Non nel mio vocabolario. Nel mio mondo, la parola compromesso è sinonimo di vita. E dove c’è vita ci sono compromessi. Il contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte. Permettetemi di aggiungere che quando dico compromesso non intendo capitolazione, non intendo porgere l’altra guancia a un avversario, un nemico. Intendo incontrare l’altro più o meno a metà strada. Comunque non esistono compromessi felici: un compromesso felice è una contraddizione. Un ossimoro.”

Cercare allora rapidamente un compromesso per fermare intanto le armi, liberare gli ostaggi, impedire nuove vittime tra la popolazione palestinese ed israeliana. La comunità internazionale deve fare sentire con autorevolezza la propria voce e saper essere parte attiva di un nuovo negoziato di pace che finalmente assicuri la sicurezza ed il diritto ad esistere dello stato di Israele, il diritto ad uno stato ed una terra per il popolo palestinese. Non è più tempo di promesse da marinaio.

Se non lo faremo, temo che tale responsabilità ricadrà prima o poi su di noi e che ci ritroveremo in un mondo sempre meno sicuro, violento e senza pace.

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