VALTER GHISELLI: UN RIVOLUZIONARIO DI PROFESSIONE! Il ricordo di Alessandro Cerrai nel sesto anniversario della scomparsa

Tra pochi giorni saranno sei anni da quando ci lasciava Valter Ghiselli, uno dei più lucidi ed intelligenti dirigenti della sinistra versiliese e del Partito Comunista Italiano della Versilia, di cui fu segretario ad inizio degli anni ottanta.
Lo ricordo perché talvolta si ricordano e celebrano, giustamente, esponenti di quella che fu la sinistra viareggina e versiliese e del suo partito più rappresentativo, appunto il PCI, tralasciando però figure tra le più significative come quella di Valter Ghiselli. E così per altri dirigenti che pure furono tra le colonne portanti di quel partito. Ne ricordo solo due Euro Romani e Marco Sormanni.

Eppure ritengo che Valter Ghiselli avesse capacità politiche e di analisi della società versiliese e dei suoi processi come pochi altri . Oltre ad una grande attenzione a quello che si muoveva nella società, il movimento femminista, quello pacifista, i giovani, il disagio sociale. Forse a suo svantaggio giocava il suo carattere che poteva sembrare a prima vista riservato e schivo, mentre poi conoscendolo meglio ci si rendeva conto rapidamente della sua passione per la vita, per lo stare in compagnia, la sua ironia sagace ma mai usata per ferire.

Quando alla Festa Nazionale dell’Unita’ delle donne, tenutasi a Viareggio nel luglio del 1983 chiedemmo a Valter se potevamo fare una riunione con Pietro Ingrao allo stand della FGCI. Infatti lavorando allo stand, era una paninoteca, non riuscivamo mai a seguire nessun dibattito della Festa. E grazie a Valter e ovviamente alla disponibilità di Ingrao quell’incontro si tenne ( vedi foto). Oppure quando promosse, con parecchi malumori nel partito, una settimana di iniziative contro la droga, stabilendo anche rapporti con numerosi tossicodipendenti. Noi come FGCI sostenemmo tale iniziativa, con una presenza diffusa alla tenda montata in Passeggiata davanti al cinema Odeon.


Il problema fu che tale iniziativa venne svolta in pieno inverno. E la presenza alla tenda doveva essere garantita giorno e notte. Ed a noi della FGCI tocco’ di fare anche la presenza la notte della vigilia di Natale, in una nottata freddissima. Quasi congelati, nonostante qualche coperta con cui vagavamo per la passeggiata attorno alla tenda, verso le 3 la notte apparve Marco Sormanni, il mitico amministratore della federazione. Sormanni andò sul mare recupero’ della legna e ci accese un fuoco salvandoci da sicuro congelamento. Ma la mattina di Natale, verso le sette ci venne il dubbio di chi avrebbe dovuto venire a darci il cambio. Così telefonai a Valter ( famoso nottambulo) a casa ( non esistevano cellulari), di prima mattina. E poco più tardi venne lui a darci il cambio accompagnato dal suo fedele cane lupo.


Valter fu un ottimo assessore alla cultura del Comune di Viareggio ( qui con Willy Brandt il leader socialdemocratico tedesco) e poi dirigente della Confesercenti. Mai banale, curioso della vita e del mondo, prezioso interlocutore, capace di ascoltare e riconoscere le ragioni anche di chi era lontano politicamente da lui. Un esempio concreto di quanto fosse sciocco ed un luogo comune dipingere i funzionari di quel grande partito che fu il PCI come semplici esecutori di una linea politica, freddi e grigi burocrati.


“Un rivoluzionario di professione”, così con questo vezzo un po’ antico, Valter amava descriversi.
Il mio rapporto di amicizia e stima reciproca con Valter si consolido’ poi negli anni successivi, a stretto contatto.
Confesso che spesso avverto la mancanza di quei confronti con Valter, durante una riunione o magari dopo, nel pieno della notte, davanti a del cibo e a un buon vino. Sarei curioso di sapere cosa pensa della politica di oggi, delle vicende nazionali e locali e di confrontarmi con lui.

Negli ultimi anni Valter , pur continuando a seguire la politica avvertiva un mutamento che non gli piaceva, a cui si sentiva estraneo, distante. Forse Valter, come molti di noi, sentiva e accusava il peso di una sconfitta non solo politica ma anche culturale della sinistra. Il venire meno dei legami profondi con la società italiana nelle sue pieghe più profonde. Di tutto questo Valter soffriva. Ma continuava a cercare nuove strade, con lo studio delle religioni, con la ricerca di quello che oggi viene chiamato un nuovo umanesimo.

Valter provava un forte fastidio per l’individualismo esasperato, l’IO a discapito del NOI, per una politica ridotta a slogan senza analisi e riflessioni, distaccata dal mondo reale, dal popolo in carne ed ossa. D’altronde Valter (come io, seppur più giovane), faceva parte di una generazione che aveva conosciuto ed amato la politica nell’altro secolo, quando muoveva milioni di persone, in un mondo completamente diverso, quando esisteva il Partito con la P maiuscola. Quando dicendo troviamoci in Via Regia si faceva immancabilmente riferimento a quel palazzo al numero 68. La federazione del PCI.


Penso comunque che sarebbe un errore per le forze progressiste e di sinistra del nostro territorio fare cadere una sorta di oblio su figure prestigiose come Valter Ghiselli. E che invece la sua esperienza politica ed amministrativa, di dirigente, di intellettuale, le sue riflessioni possano essere utili per chi faticosamente cerca di ricostruire una cultura di governo nella sinistra viareggina e versiliese. Sono convinto infatti che senza le radici di una esperienza storica, con pregi e difetti, non vi sia la possibilita’ di costruire nessun futuro.

Emanuele Macaluso, uno dei principali dirigenti nazionali di quel partito, che per Valter aveva rappresentato parte significativa della sua vita, nel suo libro “Comunisti e riformisti. Togliatti e la via italiana al socialismo” aveva scritto ” il futuro e’ un’altra cosa, ma per individuarlo e capirlo servono anche il presente e il passato”. E cosi’ concludeva il suo libro ” un proverbio cinese dice: “chi prende l’acqua da un pozzo non dovrebbe dimenticare chi l’ha scavato”.

Ritengo che dovremo allora trovare il modo di ragionare su Valter Ghiselli sul lascito umano, culturale e politico di un comunista italiano, di una bella persona. Di ” un rivoluzionario di professione”.

PS. Allego anche una foto a cui credo Valter tenesse molto. Venne pubblicata su l’Unita’ il giorno dei funerali di Berlinguer. Come segretario di federazione Valter porto’ dei fiori a Botteghe Oscure. Un fotografo, senza ovviamente conoscerlo, probabilmente colpito dalla espressione di tristezza di Valter, per la scomparsa di Berlinguer, lo fotografo’ ed il giorno dopo la foto apparve su l’Unita’ con sotto la scritta ” un uomo con un mazzo di rose”.

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