Poveri di tutto
il mondo, unitevi!

Articolo pubblicato sulla rivista Leasing a marzo 2023

Le cifre e i dati non lasciano spazio ad interpretazioni. La pandemia, gli effetti combinati della guerra in Ucraina e il mutare degli scenari geopolitici mondiali ci consegnano una realtà dove i più ricchi si arricchiscono ancora di più mentre si allarga il fronte di quelli che sprofondano sotto la soglia della povertà e quello di coloro che si impoveriscono e scendono irreparabilmente verso quel limite.

Tra fine 2019 e fine 2021 l’1% più abbiente della popolazione mondiale ha incassato una quota dell’incremento della ricchezza quasi doppia rispetto a quanto è andato al rimanente 99%. Per ogni 100 dollari di incremento della ricchezza globale, in questo lasso di tempo, 63 dollari sono andati all’1% più ricco e solo 10 al 90% più povero. Sono i dati contenuti nel rapporto Oxfam, “La disuguaglianza non conosce crisi”, presentato al recente vertice di Davos. In quasi tutti i paesi il ceto medio si assottiglia e l’ascensore sociale è sempre in funzione per trasportare verso i piani bassi quantità crescenti di popolazione. Il nostro pianeta nasconde una delle più drammatiche realtà: la legge imperante e generalizzata è quella della diseguaglianza. Abbiamo creato un mostro che chiamiamo civiltà! Il risultato più evidente è quello di una sterminata massa di persone che non ha il sufficiente per sfamarsi e che cresce di anno in anno mentre pochi – un’esigua e quasi impercettibile minoranza – aumentano il proprio portafoglio, nel mentre si continua a spendere cifre folli per gli armamenti e per fare guerre. In questa situazione emerge quanto prezioso sia il lavoro del volontariato, di associazioni nazionali e internazionali votate all’assistenza. Ci rendiamo conto di quanto la cooperazione tra stati e popoli sia non solo utile ma necessaria e indispensabile.

Purtroppo però tutto ciò rischia di non essere sufficiente se non andiamo alla radice delle storture, se non rimoviamo le cause o, meglio, i presupposti su cui si basa l’attuale sviluppo economico. Ce lo ha ricordato, con un monito assolutamente forte, Papa Francesco. Se non si cambieranno in profondità le ragioni, gli obiettivi e i meccanismi che regolano l’economia mondiale questa situazione è destinata non a migliorare ma ad aggravarsi ulteriormente. Le tensioni sociali, le rotture in essere e quelle ben più profonde che si intravedono all’orizzonte sono destinate a prolungarsi ed acuirsi. La democrazia e i sistemi democratici, usurati da questi anni di capitalismo finanziario, rischiano di crollare e sfaldarsi sotto le picconate delle proteste sociali, delle rivolte, delle guerre o di un’insidiosa escalation di autocrati.

C’è un’altra soluzione che la prosecuzione di questo modello di sviluppo, che di sviluppo ha in effetti ben poco? Sì, se la finalità dell’economia e della produzione cambieranno radicalmente. Se il profitto cesserà di essere il motore principale delle economie. Per fare questa rivoluzione non abbiamo più molto tempo a nostra disposizione! Se non riuscissimo in questa impresa l’alternativa è già scritta. È quindi assolutamente necessaria una svolta che sia in grado di incamminare le attività produttive ed economiche su ben altri binari, che sia in grado di far deragliare questo treno dell’ingiustizia e dell’imbarbarimento. Una finalità nuova deve subentrare, che non escluda il profitto ma lo sottometta al bene comune, alla redistribuzione, all’equità, alla valorizzazione dei beni comuni e delle comunità. Le stesse grandi questioni mondiali relative al clima e alle sorti della vita sul pianeta possono trovare delle soluzioni diverse se queste ragioni dello sviluppo cambieranno risolutamente. I valori che furono all’origine delle grandi trasformazioni economiche, sociali e politiche tra il Settecento e l’Ottocento e che avevano avuto nell’Illuminismo e poi nella Rivoluzione francese la culla iniziale – uguaglianza, libertà e fratellanza – tornano prepotentemente all’ordine del giorno della comunità mondiale.

Siamo in un’epoca di grandi trasformazioni che, come sempre è stato, potranno portare ad un avanzamento della intera umanità o, al punto a cui siamo arrivati, ad una regressione generalizzata: anzi ad una più che prevedibile implosione della nostra per così dire civiltà. I presupposti e le finalità di un assetto economico e sociale non potranno affermarsi se non attraverso un profondo rivolgimento e una lotta tra chi disegna un futuro nuovo e chi invece non vuole cambiare niente per non perdere i privilegi e il potere economico e finanziario acquisito. Una visione etica e cooperativistica è rivoluzionaria proprio perché esprime una radicale alternativa ai sistemi attuali. La trasformazione dello sviluppo economico e sociale attuale, una visione etica del produrre e del consumare, significano un nuovo grande incontro tra masse di diverse culture, tra religioni e ateismi in una laicità moderna tutta da scoprire e identificare.

Le piccole misure non servono più a molto e neppure qualche palliativo per indorare un piatto fatto di questa attuale realtà della quale perfino i numeri e le statistiche, di solito aride e fredde, ne mostrano il profilo incredibilmente crudele: un mondo, i rapporti tra gli uomini e le donne e tra questi e la natura dominati dalla disuguaglianza, da un onnivoro profitto e segnati, per il futuro di miliardi di persone, da una prospettiva drammatica L’uguaglianza e le libertà ritornano nuovamente, oggettivamente all’ordine del giorno dell’agenda mondiale e di quelle nazionali e locali. Lo spettro che si aggira nel secolo della tecnologia è la povertà: poveri di tutto il mondo, giovani, donne, lavoratori unitevi per lottare e per cambiare il corso della storia!

Niclo Vitelli

Ti potrebbe anche interessare