Le cifre e i dati non lasciano spazio ad interpretazioni. La pandemia, gli effetti combinati della guerra in Ucraina e il mutare degli scenari geopolitici mondiali ci consegnano una realtà dove i più ricchi si arricchiscono ancora di più mentre si allarga il fronte di quelli che sprofondano sotto la soglia della povertà e quello di coloro che si impoveriscono e scendono irreparabilmente verso quel limite.
Tra fine 2019 e fine 2021 l’1% più abbiente della popolazione mondiale ha incassato una quota dell’incremento della ricchezza quasi doppia rispetto a quanto è andato al rimanente 99%. Per ogni 100 dollari di incremento della ricchezza globale, in questo lasso di tempo, 63 dollari sono andati all’1% più ricco e solo 10 al 90% più povero. Sono i dati contenuti nel rapporto Oxfam, “La disuguaglianza non conosce crisi”, presentato al recente vertice di Davos. In quasi tutti i paesi il ceto medio si assottiglia e l’ascensore sociale è sempre in funzione per trasportare verso i piani bassi quantità crescenti di popolazione. Il nostro pianeta nasconde una delle più drammatiche realtà: la legge imperante e generalizzata è quella della diseguaglianza. Abbiamo creato un mostro che chiamiamo civiltà! Il risultato più evidente è quello di una sterminata massa di persone che non ha il sufficiente per sfamarsi e che cresce di anno in anno mentre pochi – un’esigua e quasi impercettibile minoranza – aumentano il proprio portafoglio, nel mentre si continua a spendere cifre folli per gli armamenti e per fare guerre. In questa situazione emerge quanto prezioso sia il lavoro del volontariato, di associazioni nazionali e internazionali votate all’assistenza. Ci rendiamo conto di quanto la cooperazione tra stati e popoli sia non solo utile ma necessaria e indispensabile.
Purtroppo però tutto ciò rischia di non essere sufficiente se non andiamo alla radice delle storture, se non rimoviamo le cause o, meglio, i presupposti su cui si basa l’attuale sviluppo economico. Ce lo ha ricordato, con un monito assolutamente forte, Papa Francesco. Se non si cambieranno in profondità le ragioni, gli obiettivi e i meccanismi che regolano l’economia mondiale questa situazione è destinata non a migliorare ma ad aggravarsi ulteriormente. Le tensioni sociali, le rotture in essere e quelle ben più profonde che si intravedono all’orizzonte sono destinate a prolungarsi ed acuirsi. La democrazia e i sistemi democratici, usurati da questi anni di capitalismo finanziario, rischiano di crollare e sfaldarsi sotto le picconate delle proteste sociali, delle rivolte, delle guerre o di un’insidiosa escalation di autocrati.
C’è un’altra soluzione che la prosecuzione di questo modello di sviluppo, che di sviluppo ha in effetti ben poco? Sì, se la finalità dell’economia e della produzione cambieranno radicalmente. Se il profitto cesserà di essere il motore principale delle economie. Per fare questa rivoluzione non abbiamo più molto tempo a nostra disposizione! Se non riuscissimo in questa impresa l’alternativa è già scritta. È quindi assolutamente necessaria una svolta che sia in grado di incamminare le attività produttive ed economiche su ben altri binari, che sia in grado di far deragliare questo treno dell’ingiustizia e dell’imbarbarimento. Una finalità nuova deve subentrare, che non escluda il profitto ma lo sottometta al bene comune, alla redistribuzione, all’equità, alla valorizzazione dei beni comuni e delle comunità. Le stesse grandi questioni mondiali relative al clima e alle sorti della vita sul pianeta possono trovare delle soluzioni diverse se queste ragioni dello sviluppo cambieranno risolutamente. I valori che furono all’origine delle grandi trasformazioni economiche, sociali e politiche tra il Settecento e l’Ottocento e che avevano avuto nell’Illuminismo e poi nella Rivoluzione francese la culla iniziale – uguaglianza, libertà e fratellanza – tornano prepotentemente all’ordine del giorno della comunità mondiale.
Siamo in un’epoca di grandi trasformazioni che, come sempre è stato, potranno portare ad un avanzamento della intera umanità o, al punto a cui siamo arrivati, ad una regressione generalizzata: anzi ad una più che prevedibile implosione della nostra per così dire civiltà. I presupposti e le finalità di un assetto economico e sociale non potranno affermarsi se non attraverso un profondo rivolgimento e una lotta tra chi disegna un futuro nuovo e chi invece non vuole cambiare niente per non perdere i privilegi e il potere economico e finanziario acquisito. Una visione etica e cooperativistica è rivoluzionaria proprio perché esprime una radicale alternativa ai sistemi attuali. La trasformazione dello sviluppo economico e sociale attuale, una visione etica del produrre e del consumare, significano un nuovo grande incontro tra masse di diverse culture, tra religioni e ateismi in una laicità moderna tutta da scoprire e identificare.
Le piccole misure non servono più a molto e neppure qualche palliativo per indorare un piatto fatto di questa attuale realtà della quale perfino i numeri e le statistiche, di solito aride e fredde, ne mostrano il profilo incredibilmente crudele: un mondo, i rapporti tra gli uomini e le donne e tra questi e la natura dominati dalla disuguaglianza, da un onnivoro profitto e segnati, per il futuro di miliardi di persone, da una prospettiva drammatica L’uguaglianza e le libertà ritornano nuovamente, oggettivamente all’ordine del giorno dell’agenda mondiale e di quelle nazionali e locali. Lo spettro che si aggira nel secolo della tecnologia è la povertà: poveri di tutto il mondo, giovani, donne, lavoratori unitevi per lottare e per cambiare il corso della storia!
Niclo Vitelli
Niclo Vitelli( 1954) è stato Segretario della Federazione del Pci della Versilia,
Consigliere Comunale e Assessore a Viareggio, Presidente del Festival Pucciniano
negli anni Ottanta e ha fatto parte successivamente del Consiglio di Indirizzo della
Fondazione Festival Puccini di Torre del Lago, Capogruppo del Pci al Comune di
Seravezza e Consigliere dell’Associazione Intercomunale Versilia, Dirigente alle
Relazioni Industriali al Cantiere Navale Sec di Viareggio, responsabile del CTL di
Legacoop nella Provincia di Lucca, responsabile di Lega Pesca Toscana, responsabile
delle politiche concertative di Legacoop Toscana fino al Luglio 2019 e attualmente
ricopre l’incarico di Presidente del Comitato dei Garanti nazionale di Legacoop. Nel
1995 con Pezzini Editore ha pubblicato il Libro ‘C’eravamo tanto amati’, nel Luglio
del 2016 con Edizioni Clichy-Firenze Leonardo Edizioni ha pubblicato il libro ‘Un
bel dì vedremo-Il Festival di Giacomo Puccini. Cronaca di un’incompiuta’ e
nell’aprile 2021 con Cinquesensi Editore ha pubblicato il libro ‘Hop Frog Futuro
anteriore’. Vive a Piano di Conca nel Comune di Massarosa.