ROLANDO CECCHI PANDOLFINI Il partigiano, l’educatore, il politico. di Giuliano Rebechi

Pubblichiamo un articolo di Giuliano Rebechi in ricordo di Rolando Cecchi Pandolfini, una figura storica della Versilia: partigiano, comunista e sindaco popolare di Pietrasanta negli anni 70. L’articolo di Rebechi è uscito sulle pagine locali de Il Tirreno. Martedì 11 Luglio a partire dalle ore 19 presso il CRO di Solaio si terrà l’iniziativa promossa dall’Associazione Culturale Rolando Cecchi Pandolfini “100 anni Pandolfini: il partigiano,l’educatore,il politico”. E’ prevista in quell’occasione una cena di finanziamento dell’Associazione con obbligo di prenotazione entro la giornata di Lunedì 10 Luglio ( per informazioni e prenotazioni Claudia 3480007741 )

Il suo merito più grande è di aver saputo interpretare fino in fondo la fase storica che lo vide sindaco per un quindicennio nella sua amata Pietrasanta. Una capacità non scontata e poco frequente soprattutto ai tempi d’oggi. “Stare nel gorgo” avrebbe detto un suo illustre compagno di partito. E lui nel gorgo della politica e della cosa pubblica seppe starci fino in fondo. In modo “duttile e intelligente” come spesso ricordava a se stesso e agli altri.

Rolando Cecchi Pandolfini all’interno di questa visione fece grandi cose per la comunità di donne e di uomini che lo elesse, lo acclamò, lo accolse come padre nobile e amico vero prima ancora che come amministratore.

Veniva da lontano, in tutti i sensi, quando nel novembre 1970 fu sindaco per la prima volta. Quarantasettenne, fu a capo di una maggioranza Pci-Psi-Psiup a seguito di un ribaltone dei socialisti che a metà mandato misero fine a una traballante giunta di centrosinistra. Riscosse da subito un vasto consenso popolare, confermato due anni dopo dal voto degli elettori con oltre tremila preferenze personali, una cifra eccezionale in rapporto alle dimensioni comunali dell’elettorato. Rolando Cecchi Pandolfini nasce cent’anni fa, il 24 luglio 1923, a Pistoia. La famiglia, prima di arrivare in Versilia, emigra a Livorno. Quindi si trasferisce a Ruosina, nello Stazzemese dove il padre lavora nella fonderia Bardini, in località Valventosa. A undici anni, terminate le scuole elementari, il piccolo Rolando entra in seminario a San Severino Marche dove frequenta il Ginnasio. Un’esperienza dura, lontano dagli affetti di casa, ma formativa. Tornerà in Versilia per iscriversi al liceo Classico “Carducci” di Viareggio dove nel 1943 consegue la maturità quando l’Italia è in guerra da un pezzo. Nello stesso anno si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia all’Università di Pisa. Maturi, Luporini, Cantimori e Luigi Russo sono tra i suoi insegnanti. L’anno successivo è quello della svolta. In aprile aderisce alla Resistenza come partigiano ed entra nella formazione “Pelle” comandata da Aristodemo Pierotti; nell’autunno si iscrive al Partito Comunista Italiano. Inizia in quel 1944 il lungo viaggio nelle istituzioni locali: impiegato all’ufficio Annona del Comune di Stazzema, consigliere e assessore a Seravezza quindi consigliere a Pietrasanta nella seconda metà degli anni Sessanta. Frattanto si laurea discutendo una tesi su Rousseau e il Contratto Sociale. Si sposa con Lia Ridolfi dalla quale avrà quattro figli. Nel 1952, con la famiglia, emigra da Stazzema a Pietrasanta. L’insegnamento o, meglio, il ruolo di educatore è l’altra faccia della medaglia di una vita spesa al servizio per gli altri.

Il Sindaco Pandolfini in un comizio assieme a Giuseppe Antonini

A Pietrasanta in quell’autunno del 1970 mette a frutto la breve ma intensa esperienza maturata a Seravezza come assessore alla Pubblica Istruzione quando si era trovato a gestire la riforma della scuola media, uno dei passaggi più complessi e difficili della politica italiana quando si fece pressante la necessità di aule e di scuole, adeguate ai bisogni di una nuova generazione di studenti che allora si affacciava alla novità della media dell’obbligo.

La capacità di vedere oltre il quotidiano, di leggere in anticipo le nuove istanze della popolazione, di interpretarne correttamente le giuste aspettative furono la bussola che guidò Cecchi Pandolfini nel suo incarico di sindaco. La spinta che in Italia caratterizzò il biennio 1968-1969 venne da lui raccolta insieme agli artigiani del marmo che reclamavano un’attenzione diversa e concreta (ed ebbero il Consorzio e le mostre collettive in piazza); insieme ai giovani che volevano una “casa della cultura”, un luogo idoneo dove riunirsi, leggere e discutere (ed ebbero il Sant’Agostino); insieme ai quartieri periferici dove con forza si rivendicava la partecipazione  (ed ebbero i consigli di circoscrizione e i centri civici); insieme alla Marina e non solo dove c’era bisogno di nuovi spazi e iniziative qualificanti (e fu il parco della Versiliana e l’omonimo Festival).

Rolando Cecchi Pandolfini con Luciano Lama e Moreno Gabrielli:inaugurazione della nuova sede della Camera del Lavoro di Pietrasanta

Questo e molto altro è stato Rolando Cecchi Pandolfini, il professore, il sindaco, il partigiano, l’educatore, il comunista. Il comunista che parlava con tutti. Anche con i fascisti. Un giorno, si racconta, ebbe a constatarlo anche uno dei suoi più stretti collaboratori incaricato di scegliere dove portare a pranzo una delegazione di giornalisti Rai. Cecchi gli suggerì di prenotare da “Mollo”, una trattoria gestita da un noto fascista. All’osservazione dell’impiegato se fosse stato il caso di andare proprio lì, il sindaco avrebbe risposto: “Fa bene il pesce, no?”.

Giuliano Rebechi

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