L’ Idaho da scoprire  – Parte prima

Dal nostro inviato negli U.S.A. Niclo Vitelli

Viaggiare nello Stato dell’Idaho è una fortuna che non capita a molti. Posso dire di essere una persona che ha potuto visitare un territorio davvero straordinario! Vorrei quindi essere in grado di presentare i miei appunti e le relative foto affinché anche altri possano vedere e conoscere questa terra moderna, ancora molto arcaica in effetti, scoprirne così i numerosi gioielli del suo inestimabile patrimonio.

Il primo gioiello di questa parure, il più prezioso e dal valore inestimabile, è sicuramente l’ambiente naturale. Hemingway ne era così tanto innamorato che decise di trasferirsi nell’Idaho dove continuò a lavorare ai suoi capolavori fino alla morte. Scrisse un elogio per un amico che molti suoi studiosi ritengono scritto anche proprio per sè stesso: “Amava il caldo sole dell’estate e i prati della montagna, i sentieri attraverso il bosco e l’improvviso azzurro limpido dei laghi. Amava le colline d’inverno quando arrivava la neve. Soprattutto amava l’autunno…l’autunno con il fulvo e il grigio, le foglie gialle sui pioppi, le foglie che galleggiano sui ruscelli di trote e sopra le colline i cieli blu senza vento…” Questa potrebbe essere una bella e veritiera foto dell’Idaho di oggi: la stessa che ho visto visitando luoghi, paesi e città dello Stato. L’Idaho ha una dimensione territoriale notevole. Con i suoi duecentosedicimila km è il quattordicesimo Stato per estensione, il tredicesimo meno popoloso e il settimo meno densamente abitato degli Stati Uniti. è infatti popolato da nemmeno due milioni di abitanti: il paragone con una grande città italiana o europea o, ancor di più, con una megalopoli asiatica fa davvero sobbalzare: pensiamo a Pechino, Mosca, Parigi New York etc e avremo subito un dato d’identità chiaro ed inequivocabile!

Il territorio è costellato da un robusto ed esteso sistema montano e da una spettacolare presenza di terreni agricoli. “Libertà e patate” era il grido di Louvertoure durante la Rivoluzione francese. Le patate sono infatti la produzione storica e tuttora rappresentano circa un terzo del raccolto nazionale. Nell’Idaho però c’è anche il soffio del futuro: le attività che producono il maggior reddito, ancor prima dell’agricoltura, sono infatti le industrie tecnologiche a cui va il primato assoluto, seguite dal complesso di quelle turistiche. Non a caso il sistema di tassazione prevede l’applicazione delle aliquote maggiori proprio su quest’ultime attività e una tassazione che risale agli anni 60 sulle vendite.

The Snake River Canyon

Una prima sensazione della maestosità ed unicità dell’ambiente l’ho avuta visitando The Snake River Canyon che si trova nella più grande area contigua di natura protetta: montagne innevate, laghi e ripidi canyon. Il fiume più importante è lo Snake nella cui pianura vive l’attuale maggioranza della popolazione. L’Idaho fu abitato, come risulta dai reperti delle prime attività umane, fin da quattordicimila e cinquecento anni or sono e poi abitato dai popoli indiani d’America: i Nez Percè a Nord e gli Shoshone settentrionali e occidentali a Sud. Tra le curiosità il significato di shoshone corrisponde a quello di indiani serpente. Lunga e complessa è la storia dei conflitti tra quest’ultimi e i coloni che si insediarono alla ricerca dell’oro e dei metalli preziosi o dei coloni che si dedicarono all’agricoltura occupando così le loro terre. Ancora oggi dalle numerose miniere e cave si estraggono pietre preziose e mobildeno, argento piombo. Le centrali elettriche in gran parte sfruttando la forza delle acque, ma anche quella del sole e del vento, forniscono quasi completamente il fabbisogno statale. Le scogliere del Canyon si sono formate in un gioco continuo tra le acque del fiume e la lava incandescente che ha lasciato aspre scogliere di basalto costellate da grotte e cavità: luogo ideale per la nidificazione dei rapaci. L’area Snake River Birds of Prey ne contiene una grandissima concentrazione: circa 800 coppie di rapaci nidificano qui. Tra essi vive il falco dalla coda rossa, il falco di Swainson, aquile e gufi.

Un monumento atipico

Mi è capitato, viaggiando in questi giorni, di vedere di lato ad una grande arteria di comunicazione una sorta di macchinario esposto come una statua. Ha attirato la mia attenzione e mi sono voluto fermare e leggere le notizie riportate su un totem. Si tratta di una enorme valvola: la valvola autoregolante di Ensign, dal nome dell’ingegnere che la progettò e ne curò l’installazione assieme a numerose altre gemelle. E’ stata un’invenzione importantissima che ha consentito ai coloni di poter usufruire della necessaria acqua per le loro coltivazioni. Nel millenovecento, infatti, le valvole che operavano ad alte pressioni venivano distrutte dalle vibrazioni dannose e a causa del rilascio di bolle di gas: fenomeno che poi fu conosciuto come cavitazione. Con la scoperta di Orville Hiram Ensign, la valvola autoregolante a ago Dable, la pressione dell’acqua venne utilizzata dal serbatoio per eliminare la necessità di motori e collegamenti meccanici. Nel duemilaquattro dieci delle venti valvole Ensign, in servizio per quasi cento anni, sono state sostituite con modelli moderni, mentre una fila di dieci valvole originarie della prima installazione è tuttora in servizio.

Primi appunti di viaggio

Cibo e alimentazione

Mentre per l’ambiente c’è una vera cura e attenzione altrettanto non si può dire per l’alimentazione. Mi sono provato a fare una veloce e rudimentale statistica: su 10 persone almeno 3 sono abbondantemente sovrappeso e sformate: fa impressione vedere volti belli e delicati appiccicati su corpi deformati da un adipe ridondante e da cuscinetti gonfiati come rotondi pneumatici. L’alimentazione è smodata, vorace, con cibi che andrebbero evitati e selezionati con rigore e parsimonia.

C’è una questione culturale, di abitudini, di stile e modelli di vita: si dovrebbe avere la forza e il coraggio di cambiare e aggiornare quello che un qualsiasi medico di base chiamerebbe comportamento nocivo per la salute, una bomba ad orologeria per il nostro corpo; quello che un comune psicoterapeuta chiamerebbe effetto di un comportamento compulsivo e psicotico.

A Meridian

La città dove ha casa mio figlio adottivo si chiama Meridian: una serie di villette disseminate lungo chilometri e chilometri e divise in quartieri che hanno nomi diversi. Generalmente sono villette di legno con giardini sia sulla strada sia sul retro. I giardini sono tenuti alla perfezione: erba ben rasata e curata, spazi adeguati e attrezzati per bambini e bambine. Le strade e i marciapiedi non sono elegantissimi ma piuttosto semplici e funzionali. Tutti i marciapiedi hanno però scivoli per handicappati e sono percorribili dai pedoni e al tempo stesso dalle bici. È sicuramente una filosofia rovesciata rispetto alle nostre tipologie: qui in Idaho i marciapiedi e le strade sono  semplici, pratiche e funzionali e case e giardini che curati nei minimi dettagli e particolari  danno subito il senso di bei quartieri con una qualità della vita molto alta. Molte villette hanno davanti una struttura di pallacanestro dove esercitarsi e divertirsi: come in passato facevamo noi ragazzi giocando per le strade ma qua, oggi, certamente con attrezzature e mezzi ben più sofisticati.

La città che si distende in un territorio molto ampio è cresciuta notevolmente passando in pochi anni da una dimensione abitativa come Viareggio agli attuali centodiciasettemila abitanti. Numerose sono le aree dove si stanno realizzando consistenti nuovi quartieri. L’Idaho, soprattutto negli ultimi anni, è stato letteralmente preso d’assalto sia da trasferimenti, da immigrazione che da flussi turistici. E’ una tra le maggiori preoccupazioni del Governo che deve e vuole mantenere un giusto equilibrio tra le esigenze di bilancio e di incremento del proprio Pil e la necessità di non intaccare gli ambienti naturali e nemmeno le tradizioni culturali e sociali storiche.

Visita al Kathyryn Albertson Park

E’solo uno dei numerosissimi parchi lungo il Boise River. La città di Boise, capitale dell’Idaho è immersa nel verde. C’è un percorso di circa 40 Km lungo il fiume che costeggia la città, dove parchi e grandi giardini si alternano, uno a seguire l’altro, come in una lunghissima fila indiana. E’l’ambiente ideale per passeggiare, per giocare, per percorrere questo intero paradiso con una bicicletta. Non a caso Boise è stata inserita tra le destinazioni da visitare. In Travel Lonely Planet è scritta chiaramente la motivazione: “E’ la sua bellezza naturale in ogni periodo dell’anno …, il motivo per cui prosegue la citazione,  è entrata nella lista delle nostre migliori destinazioni nel 2023”. Durante il susseguirsi dei parchi ci si imbatte nel Kathryn, 41 acri di vero e proprio Eden: fauna selvatica, sentieri, punti di osservazione, specchi d’acqua animatissimi da pennuti di ogni tipologia. Puoi incontravi la volpe rossa, o come è successo a noi, il gufo, che abbiamo sorpreso appollaiato su un albero a farsi la sua dormita: già perché i gufi si scatenano la notte e dormono il giorno! Nel parco sopra le nostre teste può improvvisamente distendere le sue poderose ali il falco striatus così come ci si può imbattere in un cervo. Il progetto che attualmente viene adottato nella gestione della vegetazione dell’intera area del parco è quello di favorire la ricostruzione di una prateria nativa dell’Idaho: posso dire da osservatore esterno e non da tecnico che si tratta di un progetto in avanzata fase di concretizzazione.

Auto giganti

Le auto sono tutte di dimensioni gigantesche, più auto furgonate e mega suv che non semplici modelli familiari. Le attività agricole, gli stili di vita e le esigenze di famiglie numerose rendono del tutto normale questa scelta: le strade, la viabilità e i parcheggi sono adeguati e funzionali. Pensando alle nostre città trovo che le auto gigantesche o i suv spesso siano una forzatura proprio perché si vuol far gli americani in posti che dell’America non hanno niente: a partire dagli spazi disponibili e dalle densità abitative per territorio e da adeguate strutture logistiche di supporto….

Qui mi viene alla mente una vecchia e famosa canzone di Renato Carosone:

Tu vuo’ fa’ l’americano ‘Mericano, mericano Ma si’ nato in Italy Sient’ a mme, nun ce sta niente ‘a fa Ok, italian Tu vuo’ fa’ l’american Tu vuo’ fa’ l’american….

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