La celebrazione del “Tatuaggio”, ipotesi di una spiegazione

Forse i sogni sono oggi racchiusi in un tatuaggio, la società è alla ricerca di una strada che conduca alla felicità.

Forse i sogni sono oggi racchiusi in un tatuaggio. Come all’epoca della Rondine di Puccini la società è alla ricerca di uno sbocco, di una strada che conduca alla felicità.

Siamo oramai immersi da due anni nella pandemia e ci destreggiamo tra restrizioni, paure irrazionali, spesso alla ricerca dei mille colpevoli da crocifiggere, ma senza trovare un senso vero da dare al momento che stiamo vivendo. Allucinati dal miraggio delle certezze, dei consumi che non hanno limiti, della nostra assoluta superiorità, quasi invincibilità, quasi immortalità ci siamo ritrovati tutt’un tratto in un incubo.

Il tatuaggio, prima ancora che queste angosce si facessero più evidenti, era già diventato un simbolo, un modo più o meno evidente, più o meno delicato, più o meno egocentrico per credersi vivi. Il tatuaggio sta letteralmente dilagando, uscendo dai confini angusti dell’età e dei generi.

Non è più un segno di libertà dei marinai d’una volta né l’aspirazione ad una riabilitazione per i galeotti, né una veranda da chiudere su una parte di sé che non si accetta, né per scrivere e comunicare il proprio pensiero e neppure più per sottolineare la propria fragilità. No oggi il tatuaggio è tutte queste cose ed altre ancora accomunate in una nuvola più grande: il desiderio di dimostrare che si è vivi, che si reagisce ad un mondo che in qualche modo, per qualche aspetto ci annienta, ci annichilisce e ci toglie l’unica vera arma che l’essere umano ha per immaginare e costruire il futuro, ovvero il sogno.

Ecco, il tatuaggio è un sogno, anzi la etichettatura soggettiva di una persona che vuole e pretende di sognare, a modo suo, individualmente o collettivamente, da solo davanti ad uno specchio o con pochi amici o in un gruppo più ampio. Non è giusto dare un voto: dire è brutto e non mi piace o il contrario. Non si può fare l’esame al desiderio di sognare, né esprimere su esso alcun giudizio. Come diceva Freud il sogno è la soddisfazione di un desiderio. Il tatuaggio è l’icona per aprire il programma per essere on line.

Il punto su cui si dovrebbe riflettere, e dovrebbero farlo per primi i psicologi e psicoterapeuti è come stabilire una mappatura dei nuovi sogni attraverso le tantissime, innumerevoli e variegate icone. Quello che dovrebbero fare i politici invece è come dare risposte ai sogni identificando quel nuovo Paese dove quest’ultimi possano effettivamente tramutarsi, se non in tutto, almeno in parte in realtà.

Oggi infatti siamo circondati da uomini e donne, giovani e meno giovani, grassi e magri, omosessuali e etero che hanno stampigliato in maniera indelebile il loro corpo per dire qualcosa, forse quel qualcosa che le società di oggi non consentono più, non solo di dire ma nemmeno di sognare! “E’ difficile dire cosa sia quest’ansia, questa strana nostalgia….” canta Giorgetta nel Tabarro: è la stessa che ci opprime in questa società.

I tatuaggi sono una affermazione di vita e di speranza e sta a noi non lasciare che si rattrappiscano in qualche ruga, nell’eruzioni di psoriasi o diventino stimmate di desideri non realizzati, di esigenze insoddisfatte, di speranze, di aspettative deluse e mortificate.

Io vorrei che nessuno dovesse più segnarsi il corpo per poter dire liberamente quello che non gli riesce più, o non più bene come dovrebbe… come a bere… er vino de li Castelli che è sempre stato meglio de questa zozza società!

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