VIAREGGIO : MARE VERSO FORZA 9 IN VISTA DELLE PROSSIME ELEZIONI AMMINISTRATIVE!

Alle prossime elezioni comunali di Viareggio la destra rischia di far la parte del leone e vincere a man bassa. L’unico problema che ancora deve risolvere è però quello di riuscire a superare le frizioni del passato tra le varie anime. Forse un’intesa a carattere regionale potrebbe azzerare le conflittualità e le diversificazioni attuali tra i forzisti una parte dei quali impegnati direttamente nell’esperienza amministrativa di Del Ghingaro, i Fratelli d’Italia che hanno condotto un’opposizione alquanto sbiadita e la Lega che invece si è caratterizzata per un’opposizione più netta e arcigna.

L’esperienza amministrativa di Del Ghingaro sta volgendo alla sua conclusione e per quanti tentativi faccia il suo condottiero principale per ritagliarsi un ruolo futuro nella sfida alle elezioni regionali, rischia di essere tagliato fuori in maniera definitiva. A meno di una delle sue imprevedibili giravolte verso la destra a cui spesso, comunque, ci ha abituati: come quella di far campagna elettorale e votare per il centrodestra a Lucca sostenuto dalla banda di Casa Pound. Del Ghingaro, infatti, per i propri comportamenti e per la litigiosità istituzionale di cui è stato un capo-classe, un vero secchione, non è assolutamente gradito da nessuna forza del centrosinistra: è considerato, a ragione, poco attendibile, poco affidabile e sicuramente molto imprevedibile, uomo che divide ed è abituato ad essere solo al comando, incapace di vivere tra pari e che ama usare il potere principalmente per proprie finalità.

Altra impresa altrettanto ardua è quella di tenere unito il cartello di gruppi e persone che l’hanno in qualche modo osannato e sostenuto durante i dieci anni di lavoro gomito a gomito. Lo hanno infatti conosciuto da vicino, hanno subito i suoi metodi, sono riusciti solo in parte e spesso senza grandi risultati a far valere le loro capacità, il loro autonomo contributo all’ esperienza amministrativa. Le varie anime, per altro, mancando il magnete autoritario che le ha tenute assieme e prive di un reale civismo cittadino, rischiano di scollarsi e di andare in diverse direzioni.

Il disegno ambizioso di creare un civismo regionale, non del tutto privo di motivazioni ma di una scarsa progettazione, in mancanza di un serio lavoro strategico e per le eccentriche caratteristiche del personaggio rischia di rivelarsi infatti di difficilissima realizzazione. Solo l’approvazione del terzo mandato potrebbe ridare vigore ad una aggregazione di interessi così diversi e compositi tanto cara al Sindaco di Viareggio.

Altra storia è quella per le forze di centro sinistra. Il coinvolgimento del Pd e dei suoi dirigenti nell’esperienza amministrativa attuale e la fine di quell’esperienza decisa d’autorità da parte dello stesso Del Ghingaro con il licenziamento della vicesindaca Maineri, senza quell’indispensabile, successivo processo autocritico e critico interno e pubblico, ne ha condizionato oltremodo la credibilità spingendo il partito ad un’opposizione molto istituzionale e a rinchiudersi ancora di più in una sorta di circolo carbonaro. I suoi dirigenti non sono riusciti a presentare un progetto per la città, sono stati timidi e spesso reticenti se non impossibilitati a prendere decisioni nette su una serie di questioni dirimenti, come ieri la ciclovia al Vialone, oggi l’asse di penetrazione o viottolo privato che dir si voglia; di far vivere l’alternativa dal basso coinvolgendo iscritti, simpatizzanti e cittadini.

Anzi il gruppo dirigente si è trincerato progressivamente e ancor di più nel fortino, limitandosi a comunicati stampa e a qualche paludata iniziativa. Il Pd non sembra in grado di cambiare il suo gruppo dirigente e di avviare una grande iniziativa critica ed autocritica né di tirar fuori gli assi di un progetto futuro. In questa situazione il Pd non è assolutamente in grado di promuovere un processo di aggregazione di forze, realtà civili e di parlare a tutti. Ogni argomento incute spavento e sgomento, ogni voce critica e non pedissequamente allineata é considerata un’eresia da isolare e combattere. E i metodi usati sono gli stessi di Del Ghingaro: cancellazione dai siti, strali personali, chiusura a riccio.

Non è, a maggior ragione, in grado di guidare un processo che richiederebbe capacità di ascolto e di mediazione, apertura, inclusione e dialogo. Dialogo con gli scontenti di questa amministrazione e dei metodi del Sindaco ma magari disponibili ad un ragionamento positivo e di prospettiva. Non è credibile per gruppi, associazioni e forze di sinistra radicate nei territori con esperienze valoriali ed impegni volontari importantissimi e determinanti per crescenti fasce sociali avvolte dal disagio e dalle difficoltà economiche. Incapace di un rapporto serio con le categorie, con pezzi di città e con le idee maturate attraverso un impegno sociale e civile duraturo e sistematico.

Chi riuscirà a mettere insieme il centro e la sinistra su un programma innovativo che voglia gettare le basi per un rinnovamento futuro della città? Che sappia chiamare tutti a dare il proprio contributo? Non certamente questo sbiadito ed incolore gruppo dirigente del Pd.

E ad una probabile diaspora – che sarebbe per davvero una manna dal cielo per il centrodestra- ci possono essere solo due alternative possibili: un rivolgimento interno al Pd con l’apertura di un nuovo corso o un’assunzione politica di responsabilità del vero tessuto civico della città, quello di associazioni, di gruppi organizzati che prendano in mano la sfida del cambiamento e dell’unità di tutte le forze economiche, sociali e civili che vogliono chiudere una pagina amministrativa durata quasi un quindicennio e aprirne un’altra nuova e diversa. Il percorso dovrebbe consentire a tutti con egual dignità di sedersi al tavolo e discutere apertamente dei problemi, delle prospettive e dei punti essenziali di un programma di vero rinnovamento senza Unti dal Signore.

L’egemonia come diceva Gramsci è di chi sa tessere la tela, di un soggetto credibile per la coerenza del suo gruppo dirigente, per una cultura politica adeguata e all’altezza della sfida, per una apertura al confronto con diversi, con una adeguata flessibilità, quella che non fa perdere di vista gli obiettivi strategici ma capace di coinvolgere e di aprirsi ad esperienze e proposte diverse. Quel misto di direzione e consenso di cui parlava proprio il Gramsci: sicuramente un illustre sconosciuto, un provocatore prezzolato per i dirigenti carbonari del Pd viareggino … ma anche di quello versiliese.

Al tavolo di un ipotetico centrosinistra i personalismi e gli interessi soggettivi e di collocazione futura dovrebbero essere banditi e assunto come un mantra il confronto aperto e propositivo sui problemi reali della città.

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