Alle prossime elezioni comunali di Viareggio la destra rischia di far la parte del leone e vincere a man bassa. L’unico problema che ancora deve risolvere è però quello di riuscire a superare le frizioni del passato tra le varie anime. Forse un’intesa a carattere regionale potrebbe azzerare le conflittualità e le diversificazioni attuali tra i forzisti una parte dei quali impegnati direttamente nell’esperienza amministrativa di Del Ghingaro, i Fratelli d’Italia che hanno condotto un’opposizione alquanto sbiadita e la Lega che invece si è caratterizzata per un’opposizione più netta e arcigna.
L’esperienza amministrativa di Del Ghingaro sta volgendo alla sua conclusione e per quanti tentativi faccia il suo condottiero principale per ritagliarsi un ruolo futuro nella sfida alle elezioni regionali, rischia di essere tagliato fuori in maniera definitiva. A meno di una delle sue imprevedibili giravolte verso la destra a cui spesso, comunque, ci ha abituati: come quella di far campagna elettorale e votare per il centrodestra a Lucca sostenuto dalla banda di Casa Pound. Del Ghingaro, infatti, per i propri comportamenti e per la litigiosità istituzionale di cui è stato un capo-classe, un vero secchione, non è assolutamente gradito da nessuna forza del centrosinistra: è considerato, a ragione, poco attendibile, poco affidabile e sicuramente molto imprevedibile, uomo che divide ed è abituato ad essere solo al comando, incapace di vivere tra pari e che ama usare il potere principalmente per proprie finalità.
Altra impresa altrettanto ardua è quella di tenere unito il cartello di gruppi e persone che l’hanno in qualche modo osannato e sostenuto durante i dieci anni di lavoro gomito a gomito. Lo hanno infatti conosciuto da vicino, hanno subito i suoi metodi, sono riusciti solo in parte e spesso senza grandi risultati a far valere le loro capacità, il loro autonomo contributo all’ esperienza amministrativa. Le varie anime, per altro, mancando il magnete autoritario che le ha tenute assieme e prive di un reale civismo cittadino, rischiano di scollarsi e di andare in diverse direzioni.
Il disegno ambizioso di creare un civismo regionale, non del tutto privo di motivazioni ma di una scarsa progettazione, in mancanza di un serio lavoro strategico e per le eccentriche caratteristiche del personaggio rischia di rivelarsi infatti di difficilissima realizzazione. Solo l’approvazione del terzo mandato potrebbe ridare vigore ad una aggregazione di interessi così diversi e compositi tanto cara al Sindaco di Viareggio.
Altra storia è quella per le forze di centro sinistra. Il coinvolgimento del Pd e dei suoi dirigenti nell’esperienza amministrativa attuale e la fine di quell’esperienza decisa d’autorità da parte dello stesso Del Ghingaro con il licenziamento della vicesindaca Maineri, senza quell’indispensabile, successivo processo autocritico e critico interno e pubblico, ne ha condizionato oltremodo la credibilità spingendo il partito ad un’opposizione molto istituzionale e a rinchiudersi ancora di più in una sorta di circolo carbonaro. I suoi dirigenti non sono riusciti a presentare un progetto per la città, sono stati timidi e spesso reticenti se non impossibilitati a prendere decisioni nette su una serie di questioni dirimenti, come ieri la ciclovia al Vialone, oggi l’asse di penetrazione o viottolo privato che dir si voglia; di far vivere l’alternativa dal basso coinvolgendo iscritti, simpatizzanti e cittadini.
Anzi il gruppo dirigente si è trincerato progressivamente e ancor di più nel fortino, limitandosi a comunicati stampa e a qualche paludata iniziativa. Il Pd non sembra in grado di cambiare il suo gruppo dirigente e di avviare una grande iniziativa critica ed autocritica né di tirar fuori gli assi di un progetto futuro. In questa situazione il Pd non è assolutamente in grado di promuovere un processo di aggregazione di forze, realtà civili e di parlare a tutti. Ogni argomento incute spavento e sgomento, ogni voce critica e non pedissequamente allineata é considerata un’eresia da isolare e combattere. E i metodi usati sono gli stessi di Del Ghingaro: cancellazione dai siti, strali personali, chiusura a riccio.
Non è, a maggior ragione, in grado di guidare un processo che richiederebbe capacità di ascolto e di mediazione, apertura, inclusione e dialogo. Dialogo con gli scontenti di questa amministrazione e dei metodi del Sindaco ma magari disponibili ad un ragionamento positivo e di prospettiva. Non è credibile per gruppi, associazioni e forze di sinistra radicate nei territori con esperienze valoriali ed impegni volontari importantissimi e determinanti per crescenti fasce sociali avvolte dal disagio e dalle difficoltà economiche. Incapace di un rapporto serio con le categorie, con pezzi di città e con le idee maturate attraverso un impegno sociale e civile duraturo e sistematico.
Chi riuscirà a mettere insieme il centro e la sinistra su un programma innovativo che voglia gettare le basi per un rinnovamento futuro della città? Che sappia chiamare tutti a dare il proprio contributo? Non certamente questo sbiadito ed incolore gruppo dirigente del Pd.
E ad una probabile diaspora – che sarebbe per davvero una manna dal cielo per il centrodestra- ci possono essere solo due alternative possibili: un rivolgimento interno al Pd con l’apertura di un nuovo corso o un’assunzione politica di responsabilità del vero tessuto civico della città, quello di associazioni, di gruppi organizzati che prendano in mano la sfida del cambiamento e dell’unità di tutte le forze economiche, sociali e civili che vogliono chiudere una pagina amministrativa durata quasi un quindicennio e aprirne un’altra nuova e diversa. Il percorso dovrebbe consentire a tutti con egual dignità di sedersi al tavolo e discutere apertamente dei problemi, delle prospettive e dei punti essenziali di un programma di vero rinnovamento senza Unti dal Signore.
L’egemonia come diceva Gramsci è di chi sa tessere la tela, di un soggetto credibile per la coerenza del suo gruppo dirigente, per una cultura politica adeguata e all’altezza della sfida, per una apertura al confronto con diversi, con una adeguata flessibilità, quella che non fa perdere di vista gli obiettivi strategici ma capace di coinvolgere e di aprirsi ad esperienze e proposte diverse. Quel misto di direzione e consenso di cui parlava proprio il Gramsci: sicuramente un illustre sconosciuto, un provocatore prezzolato per i dirigenti carbonari del Pd viareggino … ma anche di quello versiliese.
Al tavolo di un ipotetico centrosinistra i personalismi e gli interessi soggettivi e di collocazione futura dovrebbero essere banditi e assunto come un mantra il confronto aperto e propositivo sui problemi reali della città.

Niclo Vitelli( 1954) è stato Segretario della Federazione del Pci della Versilia,
Consigliere Comunale e Assessore a Viareggio, Presidente del Festival Pucciniano
negli anni Ottanta e ha fatto parte successivamente del Consiglio di Indirizzo della
Fondazione Festival Puccini di Torre del Lago, Capogruppo del Pci al Comune di
Seravezza e Consigliere dell’Associazione Intercomunale Versilia, Dirigente alle
Relazioni Industriali al Cantiere Navale Sec di Viareggio, responsabile del CTL di
Legacoop nella Provincia di Lucca, responsabile di Lega Pesca Toscana, responsabile
delle politiche concertative di Legacoop Toscana fino al Luglio 2019 e attualmente
ricopre l’incarico di Presidente del Comitato dei Garanti nazionale di Legacoop. Nel
1995 con Pezzini Editore ha pubblicato il Libro ‘C’eravamo tanto amati’, nel Luglio
del 2016 con Edizioni Clichy-Firenze Leonardo Edizioni ha pubblicato il libro ‘Un
bel dì vedremo-Il Festival di Giacomo Puccini. Cronaca di un’incompiuta’ e
nell’aprile 2021 con Cinquesensi Editore ha pubblicato il libro ‘Hop Frog Futuro
anteriore’. Vive a Piano di Conca nel Comune di Massarosa.